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l’invenzione del mouse

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l’invenzione del mouse

Il “mouse” compie 50 anni. È il 17 novembre 1970 e, dopo 3 anni di attesa, Douglas Engelbart riceve il brevetto del progetto chiamato “Indicatore di posizione X – Y per un sistema con schermo”. Un nome poco pratico, per cui, vista la somiglianza, si sceglie di adottare il nomignolo mouse.

Fin dalla sua invenzione infatti, il puntatore elettronico è stato composto da un corpo centrale e un filo sull’estremità posteriore, con la caratteristica forma di un topo stilizzato. Grazie a due dischi metallici il puntatore era in grado di muoversi solo in orizzontale ed era dotato di un tasto per inviare segnali elettrici al computer. Il mouse è il primo dispositivo in grado di interagire con un’interfaccia grafica, una vera e propria rivoluzione nel modo di lavorare.

Seppur la paternità del progetto viene assegnata a Engelbart, in realtà il team era composto da 18 scienziati che, per tutti gli anni sessanta, collaborarono insieme nello Stanford Research Institute a Menlo Park, in California. Per poter vedere il mouse all’opera si deve aspettare qualche anno, con l’entrata in commercio dello Xerox Alto, il primo computer dotato d’interfaccia grafica. All’epoca non tutti potevano permettersi un computer desktop personale e il progetto sembrava incontrare molte difficoltà.

Ed è qui che entra in gioco Steve Jobs: grazie a “soli” 40 mila dollari, la Apple rileva i diritti del brevetto e implementa il sistema sul suo dispositivo Lisa, primo modello di personal computer dell’azienda di Cupertino, e successivamente per il Macintosh. Questo è il motivo per cui molti attribuiscono la paternità del mouse proprio a Steve Jobs.

Nonostante gli anni, il topino elettronico più famoso del mondo è rimasto sostanzialmente invariato, a cambiare è solo la tecnologia utilizzata per il movimento. Nel tempo si è passati dalla versione con le sfere a quella di oggi con il laser. Anche per i modelli senza fili viene utilizzato il nome “mouse”, diventato ormai una vera e propria icona.

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